Lo sguardo sugli oggetti

‘Lo sguardo sugli oggetti’ si configura come un raccolto: un bastone, un pezzo di puzzle, un giocattolo sulla sabbia, una bicicletta, un’eco di campagna. Non sono elementi narrativi, ma unità visive autonome, frammenti che si affacciano sulla tela non per raccontare una storia, ma per guardarla. L’opera non mira alla rappresentazione del reale, ma alla sua trasformazione: l’oggetto perde la propria funzione originaria e si ricolloca nello spazio pittorico come materia affettiva, invenzione visiva.

Il linguaggio che guida questa pratica non è descrittivo né illustrativo: è una logica non razionale, fatta di relazioni intuitive, accostamenti tattili, silenzi formali. La pittura diventa territorio di attesa, spazio in cui l’oggetto può essere percepito come presenza mentale, più che materiale.

In questo modo, le opere si pongono non come narrazione, ma come soglia visiva: non spiegano, ma chiedono di essere guardate. Con uno sguardo che sappia abitare il vuoto tra le cose.